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Programma cronologico
     XXXI Edizione dal 3 al 12 settembre 2010
res area
       

 

   
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   SPETTACOLI
   Programma del 05-09-2010

 

BnCs2010 - da sab 04-09-2010 17:00 a dom 05-09-2010 11:00  -  Villa Comunale
Come Alice…
uno spettacolo di Giovanna Facciolo da Lewis Carroll
con Adele Amato de Serpis, Cristina Messere,
Monica Costigliola, Valentina Carbonara
maschere, figure e costumi Rosellina Leone e Francesca Caracciolo

Ingresso libero fino ad esaurimento posti
durata 60 minuti
(ogni replica è riservata a max 80 bambini)
(età consigliata: 6 - 10 anni)

E' un viaggio surreale tra personaggi che, ricalcando quelli del famoso libro di L. Carroll, propongono caratteristiche legate in maniera peculiare al contesto naturale dell'Orto Botanico di Napoli, nel quale è stato creato e nel quale è cresciuto lo spettacolo. E l'Alice che si presenta sin dall'inizio ai piccoli spettatori è un'Alice alla ricerca di se stessa, metafora surreale della crescita e del disagio che il cambiamento fisico le procura.

Un'Alice che ha dimenticato tutto quello che sapeva prima, prima di crescere improvvisamente (il suo nome, la sua identità e le storie che tutti da piccoli sanno), e che si mette in moto, con l'aiuto dei bambini, per ritrovarsi
La ricerca di Alice, dell'identità smarrita, unisce quindi il personaggio al gruppo di spettatori grazie al meccanismo di identificazione, chiave magica e necessaria alla riuscita dello spettacolo, e che fa nascere improvvisi momenti di solidarietà e sostegno collettivo dell'indifesa protagonista alle prese con gli esilaranti personaggi un po' cinici, irretiti nelle loro surreali esistenze, con cui Alice non riesce a comunicare.

Ed è così che gli incontri con il bruco, il coniglio, il cappellaio matto e la sua band, la regina (per incontrare la quale è necessario trasformarsi in carte da gioco), il fiore, sottolineano il motivo della leggera solitudine di cui è impregnato, a nostro avviso, il libro stesso.

Ma ecco che alla fine un luogo magico suggerisce la soluzione: i nomi smarriti potranno essere ritrovati attraversando il labirinto.

Così, riappropriandosi del nome, Alice può esistere di nuovo, naturalmente insieme ai suoi fedelissimi compagni di viaggio. 

Lo spettacolo presenta una struttura itinerante. Il giovane pubblico seguirà il percorso interagendo con i famosi personaggi del non-sense che qui acquistano caratteri nuovi legati a questo luogo affascinante dove la natura si impone mescolandosi agli eventi teatrali.  

letto 6285 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 300
  


 

BnCs2010 - da sab 04-09-2010 21:00 a dom 05-09-2010 19:00  -  Teatro De Simone
La Cenerentola maritata
con Marina Confalone
Prima nazionale

scene Roberta Mattera
costumi Giovanna Napolitano
musica Federico Odling
voce del mezzo soprano Caterina Tartaglione
durata 75 minuti

regia Marina Confalone

Un detto napoletano suona pressappoco come segue. Il matrimonio è come il mellone (cocomero), può uscire bianco o rosso; se esce rosso ritieniti un privilegiato; se esce bianco non hai che da inveire contro te stesso e contro la tua sorte, e magari prenderla a calci, sempreché ti capiti a tiro.
Non diversamente accade nelle favole. E Cenerentola Maritata ne sa qualcosa.
Convolata ad entusiasmanti nozze con il suo Principe Azzurro, che l'ha fortemente voluta per il suo piedino da geisha, dopo il matrimonio viene dalla Regina Madre sottoposta ad una serie estenuante di esercizi fisici e morali, una sorta di "Università di Candbridge" Reale che la trasformi da domestica qual'era in una principessa di sangue.
Ma la frequentatrice di camini non è di quelle che si piegano a discipline indirizzate a stravolgerne l'origine. E così il maestro di danza, quello di musica, e tanti altri docenti delle tante virtù che distinguono l'aristocrazia dalla plebe, si devono ritirare in buon ordine, sconfitti e sconfessati da una creatura che non è affatto disposta a perdere le sue radici, a cambiare pelle, ad applicare al suo viso una maschera che non le appartiene.
La conseguenza è una sola: viene ricacciata in maniere tutt'altro che araldiche nelle cucine del Palazzo, ad attendere alle defatiganti commissioni che le sono congeniali, vedi spazzare, fare il bucato, stirare, rammendare  e, quando occorre, lavorare a maglia.
E' appunto mentre sferruzza, che la cogliamo dedita ad esternare tutto il suo rancore contro un destino che si è comportato come il sole, quando squarcia le nuvole invitando i cuori alla gioia di vivere, ma  presto si ritira dietro nembi più minacciosi del grigiore iniziale.
Se poi la sorte degli altri 'colleghi di favola', a suo dire, non è stata granché diversa, questo dovrebbe avvalorare il proverbio "mal comune mezzo gaudio". Ma Cenerentola non ha nessuna simpatia per i proverbi, e  lo dice senza mezze parole. E nel frattempo prepara la sua mitica vendetta.

Manlio Santanelli 


n.140  Manlio Santanelli    letto 4903 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 600
  


 

BnCs2010 - da dom 05-09-2010 20:00 a lun 06-09-2010 20:00  -  Mulino Pacifico
La parola ultima
Liberamente ispirato a “The rest is silence” di Miklòs Hubay
Prima nazionale 

durata 70 minuti 
la visione è consigliata ad un pubblico adulto  
 
Drammaturgia e regia,
Antonio Damasco
consulenza linguistico-letteraria, Valter Giuliano  
Con Laura Conti, Michelangelo Fetto, Antonio Intorcia  
Aiuto regia, Valentina Padovan
scenografie e costumi, Daniela Donatiello e Alice Imperiale
direzione di scena, Paola Fetto
logistica, Tecla Iervoglini
responsabile tecnico, Bruno Ferreira da Veiga  
produzione Teatro delle Forme e Solot Compagnia Stabile di Benevento 
con il sostegno del Sistema Teatro Torino 
e con il contributo della Regione Piemonte
in collaborazione con la Fondazione Teatro Stabile di Torino
  

Una scioccante tragedia: un'etnia che si estingue, l'uccisione di una lingua ed il suo ultimo parlante Un'opera teatrale tremendamente moderna per descrivere una realtà passata e presente a molti sconosciuta. L'opera narra la storia della giovane Aleluja, condannata a morte in quanto ultima rappresentante del suo popolo, un popolo ormai distrutto. Accanto a lei il suo carceriere, il cui nome è emblema della sua situazione; il Rinnegato nasconde, infatti, la sua appartenenza allo stesso popolo della condannata, ed ha rinunciato a parlare la sua lingua per salvarsi, egli afferma «io volevo restare in vita. Rinnegato è sinonimo di sopravvivenza». Ultimo personaggio è un inesperto gesuita che arriva per cogliere dalla bocca di Aleluja, prima che sia troppo tardi, le parole di quella lingua destinata ormai a scomparire. Incontrare le parole di Miklós Hubay, quelle stesse che decretano in un poema immaginario, la fine di altre parole, di intere comunità, modi di esprimere l'amore e l'odio, modi di mangiare e parlare prima di dormire, ci rende responsabili di una memoria. Se la scomparsa di una parola corrisponde al disuso dell'oggetto a cui si riferisce e successivamente alla sua completa estinzione, il dileguamento di una lingua determina la morte di un popolo.    
 

 

letto 4750 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 1200
  


 

BnCs2010 - dom 05-09-2010 22:00, Arco del Sacramento
Na curtellata sì, ma schiaffe maje
Canzoni napoletane “di giacca” a cura di Gennaro Del Piano
Gennaro Del Piano, canto voce recitante
Raffaele Tiseo violino, arrangiamenti originali
Antonello Rapuano pianoforte
Peppe Timbro contrabbasso
Saverio Coletta fisarmonica
Giancarlo Sabbatini, percussioni  

produzione A.T.E. Arte Teatro Eventi   

durata 60 minuti

Così all'inizio del secolo scorso vennero definite le canzoni napoletane che si discostavano dalle atmosfere idilliache vagheggiate in tante fortunate creazioni, per esprimere invece sentimenti forti quali gelosia, desiderio di vendetta, sdegno per l'onore tradito... Brani dall'intenso contenuto drammatico che si ispiravano ad eventi  spesso tragici di carattere popolare, e che per tal motivo - in ambito teatrale - venivano interpretati da cantanti in tenuta borghese (con la giacchetta, appunto) e non con la consueta marsina. Canzoni che – pur avendo sofferto di una ingiusta esecrazione, in quanto maldestramente collegate alla successiva e squallida pletora di brani "malavitosi" -  furono e sono tuttora grandemente conosciute ed amate, specie dai veri intenditori della musica partenopea, che ne apprezzano l'intensità, il pathos, l'autenticità. Collegata a tale produzione vi fu poi quella di brani dall'intento caricaturale, tesa a sdrammatizzarne gli eccessi. Questi gli ambiti indagati nella circostanza dall'Ensemble Heliopolis, che intende offrirne una riproposta rispettosa ed insieme divertente e divertita.

n.148  Ensemble Heliopolis    letto 5388 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 1500
  


 

BnCs2010 - ven 03-09-2010 21:00, Teatro Comunale
La musica dei ciechi
poi le voci dal Vico Finale

con Peppe Barra
Prima nazionale

03-09-2010 ore 21:00
05-09-2010 ore 21:00
durata 75 minuti

con Patrizio Trampetti e Lalla Esposito
con Adriano Mottola
e Gabriele Barra, Paolo Del Vecchio, Costel Lautaru,
Ilie Pipica, Massimiliano Sacchi, Luca Urciuolo
assistenti alla regia Elena Cepollaro, Andrea de Goyzueta

scene Roberto Crea
costumi Annalisa Giacci
elaborazione delle canzoni Patrizio Trampetti
regia Claudio Di Palma
produzione Ente Teatro Cronaca

Si ringrazia il Mercadante Teatro Stabile di Napoli

"T'aggio vista!". Esclama dolente, ma con intonazione ferma, il Ferdinando de "La Musica dei ciechi" accusando sua moglie Nannina di "evidente" infedeltà. Sembrerebbe, la sua, una prova testimoniale forte e sufficente alla condanna morale della donna se non fosse, però, che a fornirla sia lui, ovvero, un musicista cieco. Un buffo controsenso, dunque. Viviani, però, geniale, non lo informa neppure di ironia. T'aggio vista! Afferma amaro Ferdinando e noi dobbiamo credergli. Poco importa se quello che dice di aver visto gli sia stato soltanto malevolmente riferito da un ostricaro di passaggio e che l'accusa stessa possa essere vuota d'ogni verità. Ferdinando ha visto il tradimento proprio perchè gli è stato raccontato; nel suo mondo percettivo ascoltare è vedere. Nel suo mondo percettivo il senso proviene dal suono in un rapporto sinestetico tra vista ed udito.
Allora eccolo, in questa messa in scena de "La musica dei ciechi", il suo mondo di visioni ossessive e di solitudini, rimodulate secondo la fonetica di una partitura breve fatta di quadrature e dissonanze sia musicali che emotive. Eccolo, questo mondo, moltiplicarsi nelle ombre che gli si muovono intorno in un Borgo Marinari presunto; rifugio di suoni lontani, di lingue straniere, di voci arrochite dal mare.
Gli si muove intorno una Napoli "di un altro tempo", impenetrabile per lui, indistinta per noi, diradata, in scena, da superfici che ne opacizzano il senso e le forme. Una Napoli della strada, degli ultimi, dei sacrificati, dei veri, ma ormai una "Napoli, forse". Una Napoli di cui solo Viviani ce ne può far intravedere l'eco.
Infine il buio, assiduo corteggiatore di Ferdinando, che ingoia la sua storia silenziandone le deludenti
liturgie quotidiane.
Restano i suoni che si manifestano ed amplificano a seguire nel racconto di scena. E' una musica di strada, nobilmente plebea, musica ancora degli ultimi, dei sacrificati, dei veri.
Una musica che riorchestra, in una sorta di onirismo circense, raccapricci e desideri profondi avvertiti e registrati da Viviani dai tempi del Vico Finale. Una musica che restituisce l'indomita dignità di corpi immiseriti dal destino, che racconta del loro vitalismo inesausto, di una violenza che cresce, neppure silente. Una musica che tenta di farci ascoltare la forma di una città come Napoli, di farcela riconoscere consentendoci di esclamare con la stessa certezza cieca di Ferdinando "T'aggio vista".
Visione illusoria. All'interno del contesto narrativo, l'eccezionalità estetico-tonale di Peppe Barra rappresenta l'ideale
misura espressiva per coniugare il crudo realismo di Viviani con la sospensione onirica che "La Musica" tende ad evocare.
Il suo corpo scenico avanza a tentoni tra ombre di uomini, canta con pulsione solare tra corpi di strumenti abbandonati quasi ad incarnare, con poetico disincanto, il tentativo di ricomporre l'accordo tra uomini e suoni la cui dissociazione sembra un profetico presentimento su Napoli che ne "La Musica dei ciechi" Viviani dichiara sottotraccia.                            

 
 Claudio Di Palma
                           
 




 
           
 

n.136  Raffaele Viviani    letto 5686 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 100
  

 

BnCs2010 - sab 04-09-2010 13:00, Centro Arte e Cultura
Tagli
Prima nazionale
una performance mobile
di e con Marco Mario De Notaris

durata 45 minuti
a seguire
'Piante, tavole e storie'
Mappe del gusto nel Sannio beneventano
degustazione a cura dell'Associazione LOA

4 sett ore 13.00
5 sett ore 13.00
11 sett ore 13.00
12 sett ore 13.00



Tagli è un monologo-cabaret che si ispira alla stand-up comedy, un misto di improvvisazione e di testo scritto, una performance in bilico tra il rischio dell'invenzione e una drammaturgia più "collaudata".
Un attore, relegato in uno spazio che non è un teatro, né un set, prepara il pranzo raccontando storie paradossali, storie, appunto, che riguardano i tagli, la vera parola moloch degli ultimi mesi. Anche l'attore, che per sua disgrazia è parte di quei tagli, rende partecipe il pubblico dei suoi progetti tagliati dal ministero.
Progetti culturali sempre più folli e deliranti, e la descrizione tra risate e nonsense di una società che tagliando tutto quello che è cultura, partecipazione, sensibilità, sembra sempre voler rinunciare al senso profondo delle cose, dell'arte, della civile convivenza. In questo caso, spinto dalla necessità, che è la madre di tutte le invenzioni, l'attore di Tagli cerca di ristabilire un contatto con il pubblico e con la realtà attraverso il rito del pranzo, di una con
divisione quasi "eucaristica", come un prete senza altare, che celebra messa in una baracchetta sperduta. In un tempo in cui anche la quarta parete è una spesa eccessiva, Tagli si propone di far ridere o solo sghignazzare il pubblico attraverso uno scambio ravvicinato di battute e spunti anche dell'ultimo momento.        
   
  
   

letto 4372 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 200
  


 

BnCs2010 - sab 04-09-2010 18:00, Hortus Conclusus
Raccontami Benevento
un progetto di Giulio Baffi e Giovanni Petrone
spettacoli in varie date e luoghi (vedi scheda)


Sabato 4 Settembre

Largo Manfredi di Svevia, ore 18.00
con Imma Villa e Rosario Sparno
durata 45 minuti

Hortus Conclusus, 19.00
con Gea Martire e Gabriele Saurio
durata 45 minuti

Domenica 5 settembre
Hortus Conclusus, 11.30
con Gea Martire e Gabriele Saurio
durata 45 minuti

Largo Manfredi di Svevia, ore 12.30
con Imma Villa e Rosario Sparno
durata 45 minuti

Sabato 11 settembre 
Arco del Sacramento, ore 18.00
con Silvia Bilotti
durata 45 minuti

Ponte Leproso, ore 19.00
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
in collaborazione con Associazione culturale Altrosguardo
durata 45 minuti
 
Domenica 12 settembre
Ponte Leproso, ore 11.30
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
in collaborazione con Associazione culturale Altrosguardo
durata 45 minuti

Arco del Sacramento, ore 12.30
con Silvia Bilotti
durata 45 minuti

Per tutti gli spettacoli ingresso libero fino ad esaurimento posti

Gli spazi bellissimi della città. Architetture che diventano spazio per una rappresentazione inconsueta. Attori che inventano una storia e la raccontano al pubblico come per un incontro improvvisato. Verità e fantasia che si confondono. Un progetto che negli ultimi due anni ha moltiplicato l'attenzione degli spettatori e la fantasia degli attori-autori, tanti, che hanno inventato i loro racconti in centinaia di spazi storici, museali ed architettonici della Campania. Ci sembra bello raccontare anche Benevento, affidandoci all'invenzione di un gruppo di attori che hanno accolto con entusiasmo il nostro invito. Quattro i racconti previsti, il sabato e la domenica, al mattino e al pomeriggio, che s'incrociano per emozionanti performances.

Hortus Conclusus
con Gea Martire e Gabriele Saurio
durata 45 minuti

La lotta, quella più antica, antica quanto il mondo: tra il bene e il male, viene ingaggiata e mai vinta. Per ognuno di noi comincia, ma finisce? In quale territorio riparare nel quale meglio lottare, sentirsi il più forte, il favorito, quello sul quale sarebbero tutti pronti a scommettere? Su quale terreno ideale o reale, andare a sconfinare per poter, finalmente, planare, i piedi scollati da un mortificante ancoraggio, liberi da ogni peso, scagliati verso un tripudio di trionfo? Dov'è questo luogo dell'impossibile, dove un cerchio, destinato a restare irrimediabilmente aperto, miracolosamente si chiude, si conclude? Un Hortus conclusus? Forse. Chissà. Si può provare, sperare. Ma, alla fine, sapremo distinguere, se quel seducente, poderoso braccio che, trionfante, eleva verso il cielo la coppa della vittoria appartiene al corpo tentatore del male o a quello virtuoso del bene?! Fidiamo nel mistico hortus e nelle divine opere di Paladino. 

Largo Manfredi di Svevia
con Imma Villa e Rosario Sparno
durata 45 minuti

Biondo era e bello e di gentile aspetto. Ma l'un de cigli un colpo avea diviso... Avesse in Dio ben letto questa faccia L'ossa del corpo mio sarieno ancora In co del ponte presso a Benevento. (Dante. Purgatorio. Canto III) .
Sono le prime ore del pomeriggio di venerdì 26 febbraio del 1266. L'esercito di Carlo d'Angiò è schierato sui colli sovrastanti la valle dei fiumi Sabato e Calore. Le forze di Manfredi, re di Sicilia (che il papa considera usurpatore) sono disposte nella pianura beneventana di S. Maria della Grandella. Ha inizio la battaglia di Benevento. 



Ponte Leproso
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
in collaborazione con associazione culturale ALTROSGUARDO

Fuori della porta di S. Lorenzo, si ammira un antico ponte a cinque archi sul fiume Sabato, risalente al I secolo denominato ponte Leproso, sopra di cui era distesa la via Appia. Il primo arco colla rampa verso la città, è composto di grossi macigni riquadrati commessi senza calce, di costruzione de' secoli rimoti. I rimanenti archi sono di opera laterizia di epoca posteriore, quando in diversi tempi, s'è il ponte ristampato dietro a'danni cagionati da'tremuoti, e dall'impeto della corrente. Quattro arcate, un tempo cinque. Ha una solida struttura tipicamente romana a schiena d'asino e conserva diversi elementi originari. È famoso pel sepolcro, che s'innalzò a Manfredi Re delle due Sicilie, biondo, bello e di gentile aspetto, morto qui in azione con Carlo I d'Angiò. Su questo ponte tumulato, con le pietre, senza rito, dalla pietà dei vincitori, abbandonato alla pioggia e al vento. Per questo ponte transitarono Cicerone, Orazio, Giulio Cesare, Vespasiano, Augusto ed anche dottori della Chiesa e Sommi Pontefici. Così gli anni si sommano agli anni, s'intrecciano fatti con persone. Come pietra si aggiunge a pietra, fino a formare l'arco. "Qual è la pietra che sostiene il ponte?" Chiede Kublai Kan a Marco Polo, che risponde: "Il ponte, non è sostenuto da questa o quella pietra, ma dalla linea d'arco che esse formano". Kublai Kan riflette in silenzio, poi soggiunge: "Perché mi parli delle pietre? E' solo dell'arco che m'importa". "Senza pietre non c'è arco". Risponde Marco Polo. Tra parole di leggenda, di storia o di poesia, lo spettatore-visitatore si troverà avvolto al tramonto in un'atmosfera di racconto, come nella descrizione di una città invisibile, sospeso nell'aria a metà strada tra un punto e l'altro della terra ferma, cavalcioni di una schiena d'asino che fa da ponte sul fiume. 
  

Arco del Sacramento
Con Silvia Bilotti

Il mondo ospita luoghi gravidi di memorie. E la memoria è imprescindibile, compone archetipicamente ciò che siamo. Il mito di ieri racconta l'uomo di oggi, la sua ragion d'essere; il mondo di oggi riscopre il mito di ieri e riscopre se stesso. Si riscopre attraverso i bisbigli dei luoghi ritrovati; riscopre se stesso attraverso i messaggi che a se stesso lascia, affidandoli al tempo, per mezzo dei luoghi in cui gli uomini vivono. In quei luoghi il quotidiano diventa futura saggezza. Diventa libro prezioso in cui si tratta dell'unica ragione, dell'unico senso che ha la vita".
 




 

letto 6872 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 400
  


 

BnCs2010 - sab 04-09-2010 20:30, Piazza Roma
Viaggi da fermo
viaggi alla volta delle città del mondo senza spostarsi di un millimetro vari spettacoli in varie date - vedi scheda
direzione artistica Massimo Lanzetta

sabato 4 settembre - Paris
Piazza Roma
ore 20:30
ore 23:00
durata 50 minuti
max 25 spettatori

domenica 5 settembre - Lourdes
Piazza Roma
ore 20:30
ore 23:00
durata 50 minuti
max 23 spettatori

lunedi 6 settembre - Lisbona
Piazza Roma
ore 21:30
durata 50 minuti
max 150 spettatori

martedi 7 settembre - Fermata libera
Piazza Roma
dalle 21:00


  Il Teatro delle Gru e il Teatro dei Sassi presentano il GRUBUS THEATRE, autobus a due piani trasformato in teatro viaggiante.
Il Grubus Theatre nasce per rendere nomade il progetto di teatro contemporaneo delle due compagnie e per essere luogo di incontro, discussione, pratica e trasmissione del linguaggio del teatro contemporaneo. Il Grubus viaggia con 11 artisti e un'autista, al suo piano inferiore ospita la foresteria, l'ufficio e i posti per viaggiare, al superiore la sala teatrale per 25 spettatori. Alcune trasformazioni permettono l'apertura della fiancata destra ampliando così la sala ad un maggior numero di spettatori. Per i giorni di permanenza nella città di Benevento propone i Viaggi da fermo: progetto che scommette sulla possibilità di intraprendere viaggi alla volta delle città del mondo senza che il GRUBUS si sposti fisicamente di un millimetro. Questo lavoro affonda le sue radici nello studio del jazz: le parole, le relazioni e le storie si compongono al presente a partire da frammenti di studi condivisi (letterari, cinematografici, musicali) che riaffiorano nell'agire. I viaggi sono come sessioni live, a volte in stile be-bop, a volte free. 

I Viaggi da fermo proposti sono: 

Paris, un viaggio con Luciana Paolicelli, Giovanna Staffieri e Marco Tizianel nell'amore vero, reale, nell'amore oscuro, nell'amore che trema nell'ombra.
Lourdes, un viaggio con Luciana Paolicelli, Giovanna Staffieri e Dario Garofalo in cui vite parallele, miracoli e miserie si incontrano, dove l'imperfezione è quello che rende quasi perfetti.
Lisboa, il viaggio con Luciana Paolicelli, Giovanna Staffieri e Paola Carbone dove il Grubus apre le finestre verso l'esterno. Un viaggio dove tutto è incantamento, sogno. Una capsula di vita racchiusa fra due momenti di sonno eterno.
Per l'ultimo giorno di sosta il GRUBUS propone la Fermata Libera: giornata interamente dedicata agli artisti e agli operatori culturali della città. Il teatro viaggiante offre il suo spazio a chi condivide con il Teatro dei Sassi e il Teatro delle Gru la necessità di stringere relazioni e collaborazioni, scambiare esperienze o mostrare opere artistiche.
 

letto 5598 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 700
  





   STORIE E MEMORIE
   Programma del 05-09-2010

 

BnCs2010 - da ven 03-09-2010 a dom 12-09-2010  -  Palazzo Paolo V
Nino Taranto ha 100 anni
Allestimento di Pino Miraglia e Francesca Garofalo
Ricerche iconografiche Angioletta Delli Paoli
Materiali messi a disposizione dalla "Fondazione Nino Taranto"

Nino Taranto, attore, cantante, straordinario uomo di teatro, cinema, televisione; performer lo si direbbe oggi. Ha attraversato con enorme successo il mondo dello spettacolo che nasce da Napoli. Proviamo oggi, a cento anni dalla nascita a rendergli omaggio. Mettendo in mostra una parte soltanto dell'enorme quantità di materiali che lui stesso, caso ben raro nel mondo dello spettacolo, ha raccolto negli anni della sua lunga vita. Fotografie, locandine, articoli, caricature, costumi, oggetti adoperati in teatro, manoscritti, registrazioni audio e video costituiscono un patrimonio di memoria straordinario fortunatamente salvato dalla attenta cura della famiglia e della Fondazione Nino Taranto che ne custodisce oggi con passione il ricordo. Da questo "fondo" di eccezionale importanza per chi vorrà indagare nella storia del teatro napoletano di quegli anni ho potuto attingere con libertà ed emozione. Il "viaggio" di Nino Taranto, da lui stesso raccontato in una vecchia intervista, è il filo conduttore del nostro percorso, e si fa cosi memoria visiva per una testimonianza di affetto verso un grande, indimenticabile attore.

Nino Taranto ha 100 anni - 58' DVD
Canzoni, sketch, macchiette da film, teatro, tv scelti da Mario Franco e montati da Davide Franco

Nino Taranto (1907-1986)
Muove i primi passi tra il 1917 ed il 1918 in vari teatri napoletani: la Sala Stella, il Trianon, il Caffè Turco, il Salone Margherita. Il debutto a tredici anni presso il Teatro Centrale della Ferrovia, seguono l'apprendistato e l'ingresso nella compagnia Cafiero - Fumo. Gli anni '20 lo vedono protagonista sulle scene dei teatri secondari fino al passaggio alla rivista, come fantasista e cantante comico. Dal 1936 al 1955, nel ruolo di primo comico "assoluto", è alla guida di propri complessi di rivista; tappe fondamentali nell'esperienza attorica di Nino Taranto sono state: il debutto nel genere della sceneggiata al fianco di Beniamino e Rosalia Maggio e la lunga attività con la compagnia Cafiero - Fumo, iniziata con Zappatore. L'enfasi comica, dispiegata in un repertorio sfavillante di macchiette, è costantemente attraversata dai personaggi di Ciccio formaggio e Carlo Mazza, presenti anche in numerose incisioni discografiche. La canzone Carlo Mazza, intitolata in origine Mazza, pezzo e pizzo, con la fitta mole di allusioni e doppi sensi, riscosse un enorme successo, infatti nel 1948 Michele Galdieri ne curò la riscrittura cinematografica per il film Il barone Carlo Mazza. Il trio Taranto - Pisano - Cioffi è artefice, durante il periodo fascista, del genere della macchietta, tra i maggiori successi Teresin, Teresin, O chiavino, Baciami Bice; il dopoguerra è segnato dallo straordinario successo di Dove sta Zazà.
L'attività cabarettistica e di cantante, cedono presto il passo alla prosa, lo ricordiamo carismatico interprete di commedie di Pirandello, Marotta, Viviani di cui dal 1956 interpretò L'ultimo scugnizzo, Morte di carnevale, Guappo di cartone, Vetturini da nolo, A figliata di Raffaele Viviani, messi in scena, negli anni '80, al Teatro Sannazzaro con Luisa Conte.

n.188  Giulio Baffi     letto 5499 volte   Categoria BnCs2010 Storie e memorie 6000
  


 

BnCs2010 - da ven 03-09-2010 a dom 12-09-2010
Festival Festival!
con gli allievi del Liceo Artistico Statale di Benevento
a cura della docente Francesca Cardona Albini 

"FestivalFestival!" segna l'inizio della collaborazione tra Citta' Spettacolo ed il Liceo Artistico Statale di Benevento e si articolerà in due segmenti.    
Il primo, "Ispirati dal teatro" vedrà impegnato un gruppo di allievi che darà vita a performance di pittura e/o scultura ispirate ad alcuni spettacoli in programma, e particolarmente legati agli spazi architettonici e storici della città, come i quattro "Raccontami Benevento".    
Un'ulteriore iniziativa, "Fotografiamo il Festival", vedrà gli allievi attenti a fissare personaggi, situazioni, spettacoli, che colpiranno la loro attenzione e la loro fantasia.    
Gli elaborati e le fotografie saranno esposti in mostra durante e dopo il Festival.     






letto 5120 volte   Categoria BnCs2010 Storie e memorie 6200
  





 
 
 
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