informazioni dal Settore Cultura e Turismo del Comune di Benevento

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da sab 05-09-2009 a gio 10-09-2009  -  Teatro Massimo
Accademia Nazionale Danza di Pechino
Omaggio ai 40 anni di rapporti istituzionali tra Cina e Italia
  
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E’ un viaggio surreale tra personaggi che, ricalcando quelli del famoso libro di L. Carroll, propongono caratteristiche legate in maniera peculiare al contesto naturale dell’Orto Botanico di Napoli, nel quale è stato creato e nel quale è cresciuto lo spettacolo. E l’Alice che si presenta sin dall’inizio ai piccoli spettatori è un’Alice alla ricerca di se stessa, metafora surreale della crescita e del disagio che il cambiamento fisico le procura. Un’Alice che ha dimenticato tutto quello che sapeva prima, prima di crescere improvvisamente (il suo nome, la sua identità e le storie che tutti da piccoli sanno), e che si mette in moto, con l’aiuto dei bambini, per ritrovarsi

La ricerca di Alice, dell’identità smarrita, unisce quindi il personaggio al gruppo di spettatori grazie al meccanismo di identificazione, chiave magica e necessaria alla riuscita dello spettacolo, e che fa nascere improvvisi momenti di solidarietà e sostegno collettivo dell’indifesa protagonista alle prese con gli esilaranti personaggi un po’ cinici, irretiti nelle loro surreali esistenze, con cui Alice non riesce a comunicare.

Ed è così che gli incontri con il bruco, il coniglio, il cappellaio matto e la sua band, la regina (per incontrare la quale è necessario trasformarsi in carte da gioco), il fiore, sottolineano il motivo della leggera solitudine di cui è impregnato, a nostro avviso, il libro stesso.

Ma ecco che alla fine un luogo magico suggerisce la soluzione: i nomi smarriti potranno essere ritrovati attraversando il labirinto.

Così, riappropriandosi del nome, Alice può esistere di nuovo, naturalmente insieme ai suoi fedelissimi compagni di viaggio.

 

Lo spettacolo presenta una struttura itinerante. Il giovane pubblico seguirà il percorso interagendo con i famosi personaggi del non-sense che qui acquistano caratteri nuovi legati a questo luogo affascinante dove la natura si impone mescolandosi agli eventi teatrali.

E’ un viaggio surreale tra personaggi che, ricalcando quelli del famoso libro di L. Carroll, propongono caratteristiche legate in maniera peculiare al contesto naturale dell’Orto Botanico di Napoli, nel quale è stato creato e nel quale è cresciuto lo spettacolo. E l’Alice che si presenta sin dall’inizio ai piccoli spettatori è un’Alice alla ricerca di se stessa, metafora surreale della crescita e del disagio che il cambiamento fisico le procura. Un’Alice che ha dimenticato tutto quello che sapeva prima, prima di crescere improvvisamente (il suo nome, la sua identità e le storie che tutti da piccoli sanno), e che si mette in moto, con l’aiuto dei bambini, per ritrovarsi
La ricerca di Alice, dell’identità smarrita, unisce quindi il personaggio al gruppo di spettatori grazie al meccanismo di identificazione, chiave magica e necessaria alla riuscita dello spettacolo, e che fa nascere improvvisi momenti di solidarietà e sostegno collettivo dell’indifesa protagonista alle prese con gli esilaranti personaggi un po’ cinici, irretiti nelle loro surreali esistenze, con cui Alice non riesce a comunicare.
Ed è così che gli incontri con il bruco, il coniglio, il cappellaio matto e la sua band, la regina (per incontrare la quale è necessario trasformarsi in carte da gioco), il fiore, sottolineano il motivo della leggera solitudine di cui è impregnato, a nostro avviso, il libro stesso.
Ma ecco che alla fine un luogo magico suggerisce la soluzione: i nomi smarriti potranno essere ritrovati attraversando il labirinto.
Così, riappropriandosi del nome, Alice può esistere di nuovo, naturalmente insieme ai suoi fedelissimi compagni di viaggio.
 
Lo spettacolo presenta una struttura itinerante. Il giovane pubblico seguirà il percorso interagendo con i famosi personaggi del non-sense che qui acquistano caratteri nuovi legati a questo luogo affascinante dove la natura si impone mescolandosi agli eventi teatrali.

Secondo una leggenda cinese Zhong Kui è una persona benedetta che è stata colpita dai demoni. La leggenda dice che Zhong Kui è pieno di talento, intelligente, colto ma è talmente brutto che spaventa persino i demoni.

La danza rappresenta la lotta di Zhong Kui per imporsi sui demoni. Sviluppando il vocabolario della tradizionale danza cinese delle maniche, basata sullo stile di danza della dinastia cinese Han,  (206 a.C.-220 d.c.), lo spettacolo rappresenta la grazia e la bellezza delle ragazze cinesi.

I fiocchi di seta come l'arcobaleno fluttuano e le dee stanno volando in una terra incantantata piena di bellezza.
Questa danza, attraverso l'impiego di un nastro di seta lungo circa venti metri, riproduce gli affreschi cinesi di  Dunhuang.

La danza riproduce l'intero processo di concepimento di un'opera letteraria e completa, un lavoro di calligrafia e, quindi rivela il fascino della cultura tradizionale cinese così come l'eleganza dei letterati cinesi.
Integrando il movimento e la tranquillità, è una meditazione "sulla vitalità ritmica".




 

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